Una lingua magica

Mi è sempre piaciuto guardare i film in varie combinazioni di lingue e sottotitoli. Anche se all’inizio non ci capivo nulla, guardavo e riguardavo ostinatamente lo stesso film decine di volte.
Alle superiori riguardai Braveheart, il noto capolavoro di Mel Gibson. In una delle ultime scene, quando il protagonista è in cella in attesa dell’esecuzione e si rivolge a Dio, in italiano si sente dire: “Ho tanta paura… concedimi la forza di morire bene.”  In inglese, effettivamente dice: “Give me the strenght to die well.” I sottotitoli italiani invece utilizzano “morire con dignità”. Perché queste scelte diverse?
Da quel momento, cominciai a prestare sempre più attenzione alle sfumature delle parole, alla scelta di un termine invece di un altro. Oggi, quando traduco i sottotitoli di un video e so che bisogna fare i conti con i vari timecode e limiti di caratteri, mi rendo conto che sia una branca ben più complessa di quanto credevo ai tempi del liceo. Ma su una cosa non ho mai cambiato idea: l’italiano è magico. Lo diceva anche uno dei miei libri preferiti di quando ero piccola, La magia delle parole, ambientato all’epoca della Serenissima, dove un ragazzo paraplegico insegna a leggere a una ragazzina analfabeta che viene dalle montagne e le mostra di poter girare il mondo grazie ai libri, senza mai uscire dalla sua stanza.
L’italiano ha una musicalità e una ricchezza lessicale immensa. Quanti sinonimi per dire la stessa cosa. Quanta difficoltà nel saper scegliere quello giusto. Tradurre è anche sentire dentro una lingua, non soltanto saperla parlare o padroneggiare. E solo traducendo verso la propria lingua madre permettiamo a un testo di “vibrare” dall’interno. Ci sono delle sfumature che un madrelingua coglie d’istinto, delle parole che sorgono spontaneamente… e una lingua difficile come l’italiano, di sfumature ne è piena! Io, che da piccola sognavo di scoprire tutte le lingue del mondo, ogni giorno che passa mi rendo conto che anche l’italiano è una continua scoperta.

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