Primi passi

Una delle mie prime esperienze nel mondo delle traduzioni professionali avvenne in tribunale. Per l’esattezza, non si trattò di traduzioni ma di interpretariato; traduttori e interpreti infatti non sono sinonimi dello stesso mestiere, anche se devo dire che in campo giuridico sono (tristemente) accomunati da una situazione infelice.
All’epoca ero una studentessa di lingue in stage all’ufficio immigrazione della questura, e semplicemente mi trovai al posto giusto al momento giusto. Una mattina piombò in ufficio un funzionario alla disperata ricerca di un interprete di inglese per un’udienza che si sarebbe tenuta di lì a venti minuti, in sostituzione dell’interprete scelto che non si era presentato. Così mandarono me, dopo avermi fatto un breve riassunto delle parti coinvolte e del motivo dell’udienza durante il tragitto in macchina per raggiungere il tribunale.
Ricordo ancora la tensione alle stelle, la gola secca, la sensazione di essere piccolissima nella vastità di quell’aula e l’accento marcatamente africano del testimone. Nel giro di pochi minuti entrai nelle sue “corde”, ascoltavo e parlavo, traducevo a lui le domande degli avvocati e a loro le sue parole. L’udienza andò bene e alla fine mi fu chiesto di lasciare il mio nominativo tra gli interpreti e traduttori disponibili a chiamata per il Tribunale. “Non si sa mai cosa ti porterà il futuro!” mi disse il funzionario.
Così ebbe inizio un’avventura. In seguito mi furono affidate le traduzioni di alcune sentenze e fui chiamata per altre vacazioni, ma risultò impossibile vivere solo di questo. I guadagni coprivano a malapena le spese di viaggio e parcheggio (sorvolo sul ricordo di quando presi una multa), per non parlare dei tempi biblici di accredito.
“Sottopagati, penalizzati dalla piaga dell’improvvisazione e dalla mancanza di una riforma organica”, dice la vicepresidente Aniti, Rossella Tramontano.  Ormai è da tempo che non lavoro più in quel campo, oltre al fatto che sono una traduttrice e non un’interprete, ma continuo a sperare che prima o poi qualcosa cambi. Se di giustizia si parla, sarebbe bello vederla applicata anche a tutti i professionisti delle lingue che si mettono al suo servizio.

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