La bussola

La parte più bella dell’essere bambini è la libertà di esercitare un’immaginazione sconfinata senza essere presi per folli. Da piccola mi regalarono un atlante pieno di foto bellissime e, sfogliandolo, sognavo di poter visitare tutti quei posti, dal primo all’ultimo. Così cominciai a organizzare i miei viaggi immaginari pensando a cosa mi sarebbe servito portare via.
A un tratto mi chiesi se in tutto il mondo si parlava l’italiano. Scoprii che nel mondo si parlava un’infinità di lingue e mi sentii smarrita. Come avrebbero fatto a capirmi, e io a capire loro? Decisi che la soluzione migliore sarebbe stata imparare tutte le lingue dei Paesi dove avrei voluto andare.
Mi resi presto conto dei limiti del mio sogno, impossibile da realizzare a meno che non si viva qualche centinaio di anni. Perciò, dovendo per forza fare una scelta e non sapendo da quale lingua iniziare, aprii l’atlante e scelsi le lingue con il maggior numero di parlanti. Rifeci questa scelta ogni volta: alle medie, alle superiori, all’università. Nella vita sapevo solo di voler scrivere, viaggiare e imparare le lingue per rendere i Paesi più vicini. Non avevo idea del come o del quando. Volevo solo tener fede a quell’intuizione avuta da bambina di fronte a foto e mappe. Mi sarebbero venute le idee strada facendo.
Quell’intuizione mi ha guidato fino a oggi, ed è tuttora la mia bussola. Sento che questo è il mio posto e non mi vedrei in nessun’altra veste.
Il mio fidato atlante è ancora con me. Ormai è un vecchietto e le sue pagine rischiano la vita a ogni sfogliata… ma continua ad accompagnarmi tutte le volte che ho bisogno di ricordare, e di improvvisare qualche nuovo viaggio immaginario.

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