Ho appena concluso “Il sarto di Parigi” (The Designer), di Marius Gabriel. Un romanzo allo stesso tempo delicato e incisivo, difficile da interrompere.
Ci troviamo in Francia, nel 1944. Oona “Copper” Reilly è una ventiseienne americana giunta a Parigi a seguito del marito Amory, con cui è tristemente sposata da un anno e mezzo. Soffocata dai continui tradimenti del marito, dalle convenzioni sociali che la vogliono una moglie che tutto sopporta, dalla mancanza di una sua indipendenza, decide di divorziare. Parigi è appena stata liberata dai tedeschi ma gli strascichi dell’occupazione si sentono ancora, hanno lasciato una profonda cicatrice sulla città che lotta per rinascere. Copper trova conforto nell’amicizia con lo stilista quarantenne Christian Dior. Il suo talento innato e la voglia di creare una “nuova visione” della moda e della donna si scontrano con la sua profonda timidezza e insicurezza, che lo confinano nell’ombra del retrobottega di una vecchia casa di moda. Frequentando Dior, Copper scopre la Parigi anticonformista ed eccentrica, e si appassiona al mondo della moda e dell’arte. Copper si scopre particolarmente brava come giornalista e fotografa freelance, e decide di raccontare al mondo la rinascita di Parigi e della moda grazie alla creatività di Dior, convincendo quest’ultimo a fare il grande passo e fondare una maison tutta sua. Attraverso uno dei suoi editori, Copper incontra Henry e pian piano anche il suo cuore comincia a rifiorire, ma l’idea di rinunciare alla libertà appena conquistata la rende confusa. Tra locali gay e sfilate, tra le strade di una Parigi piegata dalla guerra e ancora violenta, in una continua lotta per la libertà e la giustizia sociale, Copper affronterà un viaggio alla ricerca di se stessa, assistendo coi suoi occhi alla consacrazione al mondo del genio di Dior.
Una storia di rinascita, speranza, creatività, violenza, amore e dolore. Le figure femminili sono uniche nel loro genere, ciascuna con caratteristiche peculiari che l’autore riesce a descrivere magistralmente: Copper, Suzy Solidor, Catherine Dior, Pearl, sono donne molto diverse tra loro ma tutte ugualmente capaci di lasciare un segno importante nel corso della narrazione. Personaggi come Picasso, Hemingway, Pierre Balmain, Jean Cocteau appaiono sullo sfondo, ma aprono le porte su una Parigi stravagante e sconosciuta. La città stessa sta cercando la propria nuova identità, si comincia a percepire un’aria di cambiamento: è qui che Dior darà sfogo alla propria genialità, cambiando la storia della moda. Non è una biografia, anche se i personaggi sono realmente esistiti; non è un romanzo storico, anche se alcuni degli eventi narrati sono realmente accaduti; non è un romance, anche se racconta di storie d’amore e passione. L’autore è riuscito a mescolare tutti questi ingredienti dando vita a una storia avvincente, profonda ed espressiva, resa tale anche per noi lettori italiani grazie all’ottima traduzione di Marta Lanfranco.